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Steph Wilson

Il lavoro della fotografa londinese Steph (Stephanie) Wilson, classe 1992, sta raggiungendo un pubblico in continua crescita. La sua capacità di bilanciare e integrare i concetti ossimorici – serietà e umorismo, serendipità e design – rende il lavoro che produce sardonico, diretto, ma complesso.

Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Cresciuta a Farnham, nel Surrey (prima di trasferirsi su una piccola barca), Steph ha lasciato casa grazie ad una borsa di studio per una scuola d’arte quando aveva 16 anni. Saltare l’università le ha permesso di affinare le sue abilità manuali e di sfruttarle al meglio con la sua pratica fotografica.

 Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Steph Wilson odia parlare di sé. Eppure, quando si tratta del suo lavoro, cerca sempre di includere elementi di sé stessa nei suoi scatti. Se si guardano da vicino le sue foto sicuramente troverete uno scorcio dei suoi piedi o l’immagine della sua ombra. “Credo che ricordare della presenza del fotografo possa essere una cosa interessante“, spiega, “un bagliore dell’osservatore originario“.

 Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Mi piace essere presente nelle mie immagini a volte. Il fatto di avere un’età simile e lo stesso sesso delle modelle che fotografo è anche una cosa positiva per me. Penso che sia bello ricordare alla gente quell’elemento importante dell’empatia usando la mia ombra o un dito che si insinua nello scatto. Il destinatario di un’immagine può dettare come viene visualizzato da un pubblico. Sapere che un fotografo è un molestatore sessuale o semplicemente un maschio eterosessuale può alterare totalmente la percezione del ritratto di una ragazza di sedici anni. Se invece quella stessa immagine è stata scattata da una donna, o forse da un amico, quella spiacevole intimità diventa innocente e reale. Può esserci ancora sessualità, ma sapere che il soggetto è comodo e in una posizione non compromettente gli conferisce una sensualità in cui posso sentirmi bene. Il suo conforto e la sua fiducia sono molto più sexy per me” specifica l’artista.

 Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Conflittuale e in qualche modo suggestivo, il suo lavoro solitamente si concentra sulle forme femminili, posizionate in un campo o in mezzo ad una foresta aggiungendo qualche elemento di disturbo, come della frutta, un paio di guanti, un insetto, un animale o un paio di forbici.

 Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Ho provato a non lasciarmi sovrastare dei fotografi di moda etero – sembra un cliché detta così. La Settimana della Moda tende a deformare le tue opinioni sui fotografi maschi. Come donna non mi sentirei a mio agio mentre vengo scattata da un uomo che ho appena incontrato. Ho sempre trovato strano come le donne nelle riviste femminili, curate (soprattutto) da donne, vengono poi scattate da uomini. Lo sguardo femminile aiuta ad entrare in empatia, e numerose modelle mi hanno spiegato quanto si sentono bene mentre vengono fotografa da donne invece che da uomini. Certamente ci sono fotografi che ammiro profondamente, non fraintendetemi, ma ho assistito ad alcune situazioni piuttosto tristi che rendono difficile per me non essere un po’ cinica a riguardo“.

 Fotografia di Steph Wilson

Fotografia di Steph Wilson

Inoltre, Steph spiega che “se intendi la bellezza come un costrutto sociale, progettato dal capitalismo, allora in questo c’è sicuramente della banalità. La bellezza nella sua forma più vera, per impostazione predefinita, non può essere banale. Detto questo, penso che tendo ad orientarmi verso il trovare la bellezza nella banalità. Penso che la maggior parte dei fotografi cerchi di farlo, poiché vede l’invisibile e attira l’attenzione su ciò che passa inosservato alla maggior parte della gente. Non è una novità: trovare la bellezza nella bruttezza o l’umorismo nelle parti più oscure dell’umanità. Non si consumerà mai come fonte creativa; ci sarà sempre un sacchetto di plastica preso al vento che fa sì che un fotografo abbia un momento all’American Beauty. Probabilmente ci sono otto tizi con una macchina fotografica completamente ispirati da una borsa Lidl mentre scrivo“.

 Fotografia di Steph Wilson
Fotografia di Steph Wilson

Emoji

Conosciuta in rete soprattutto per la serie dal titolo “Emoji“, Steph unisce arte, fotografia e ideologia femminista con uova fritte, emoticon, frutta e fiori. Da questa bizzarra unione nasce una serie di fotografie che vogliono far interrogare sulla questione della censura sui social media, se sia andata troppo lontano.

Fotografia dalla serie "Emoji", Steph Wilson
Fotografia dalla serie “Emoji“, Steph Wilson

“Emoji” affronta con sfrontata ironia il tema delle politiche restrittive di Internet, nate e accentuatesi proprio in questi anni, quelle stesse regole di utilizzo dei social media che vietano la messa in mostra della nudità sia femminile che maschile con particolare attenzione alla “questione dei capezzoli femminili”.

Fotografia dalla serie "Emoji", Steph Wilson
Fotografia dalla serie “Emoji“, Steph Wilson

Gli emoticon, sono quelle faccine stilizzate o simboli utilizzate per riprodurre sul web le principali espressioni facciali umane, sono piccoli ideogrammi che esprimono un’emozione; l’artista in questo caso li utilizza per coprire parti del corpo che se mostrate apertamente risulterebbero inopportune. I nudi di Steph Wilson, nonostante il trick dell’autocensura, sono opere crude e potenti e dimostrano che non si può impedire che immagini provocanti e forti vengano diffuse in rete e che dietro alla censura spesso si nasconde un’ipocrisia di fondo. Questo progetto è un raffinato esercizio di stile che, scatto dopo scatto, mostra come la censura possa incredibilmente trasformarsi in un’espressione d’arte grazie alla parodia.

Fotografia dalla serie "Emoji", Steph Wilson
Fotografia dalla serie “Emoji“, Steph Wilson

Penso che se il corpo sia politicizzato o meno dipenda dall’interpretazione della persona che lo guarda. Per me, un corpo è un corpo. È una cosa bellissima, se non del tutto normale, che usiamo tutti come una macchina. Mi stanco spesso della costante manutenzione del mio corpo: pisciare e mangiare, cagare e bere… sbadiglio. Mentre, per una persona di un’altra generazione o di un’altra cultura, un corpo nudo è un tabù. Credo che mi piaccia la flessibilità della sua interpretazione. In più, mi piacciono le tette” rivela la fotografa.

Fotografia dalla serie "Emoji", Steph Wilson
Fotografia dalla serie “Emoji“, Steph Wilson

Link

http://www.steph-wilson.com/

https://www.itsnicethat.com/articles/steph-wilson-oyster-magazine-photography-180118

https://crackmagazine.net/article/long-reads/photographer-steph-wilson-destabilises-regressive-beauty-norms-through-image/

https://www.dazeddigital.com/photography/article/29399/1/steph-wilson-emoji-has-censorship-gone-too-far

https://metalmagazine.eu/en/post/interview/steph-wilson-out-of-frame

https://www.itsnicethat.com/watch/nicer-tuesdays-2016/steph-wilson

https://i-d.vice.com/it/article/43wgpb/uno-sguardo-sul-mondo-con-la-fotografa-steph-wilson

https://www.urbancontest.com/photography/steph-wilson-e-i-suoi-nudi-parodia-della-censura